Prima di entrare su quello che ha detto Matt Cutts di Google, vorrei dire che la "troppa SEO" è un concetto a mio avviso troppo vago. C'è e ci sarà ancora per moltissimo tempo Buona SEO e Pessima SEO. Ovvero SEO fatta bene e SEO fatta a caso senza strumenti di controllo e verifica. Detto questo, oggi leggo sul validissimo blog del Tagliaerbe, la notizia (che avevo già letto segnalata su Facebook da Enrico Altavilla) con titolo:
Google penalizza la “troppa SEO”?
dove in sostanza Matt Cutts di Google afferma:
Stiamo cercando di livellare un po’ il campo di gioco a favore di chi lavora per creare ottimi contenuti e ottimi siti, rispetto a chi eccede con l’ottimizzazione e con la SEO. Stiamo cercando di rendere il Googlebot più furbo/intelligente, migliorare la rilevanza e anche cercare coloro che esagerano con le parole chiave all’interno di una pagina o con lo scambio link, andando oltre a quello che normalmente ci si aspetterebbe. Ci sono molti ingegneri del mio team che ci stanno lavorando.”
"chi lavora per creare ottimi contenuti e ottimi siti," [...] "andando oltre a quello che normalmente ci si aspetterebbe"...
Ma Ottimo per chi?
Google decide chi fa un ottimo lavoro?
Non
sono i Netizen, i cittadini della rete a deciderlo?
Che tipo di
meritocrazia è questa?
Ragioniamo un attimo, perché i risultati delle pagine di ricerca sono una buona parte dei contenuti di ciò che è cultura contemporanea, e dal punto di vista filosofico, sociale e antropologico: chi è google per decidere cos'è normale e cosa è ottimo? Una società priavata con una posizione dominante sul mercato della ricerca delle informazioni.
Personalmente io la leggo in modo diverso. A mio avviso google vuole recuperare potere d'acquisto con adwords, perché le tecniche di SEO permettono di non usare adwords per ottenere visibilità nella SERP.
Il fatto che google penalizzi il commercio di link, lo ha deciso unilateralmente, ma questa pratica non viola nessuna legge, e il fatto che lei lo penalizzi, secondo me dovrebbe essere oggetto di verifica di organismi AntiTrust, perché attraverso una posizione dominante discrimina una possibilità concreta di Business di molti proprietari di siti web. Questa è la mia opinione.
In società offline è più che legale comprare spazi per avere visibilità. Se a google questo non sta bene nel mondo online, può fare tranquillamente dei risultati di ricerca diversi, quelli basati sulla quantità di link che un sito riceve e quelli basati su tecniche di social sharing, +1, o quando ci riuscirà per qualità semantica (a mio avviso ancora fantascienza). Google potrebbe tranquillamente mettere un menù in più nel suo motore di ricerca e lasciare al mercato, ai netizen di decidere se premiare o meno i risultati web con vendita di link o gli altri. E vendere la propria pubblicità su ogni risultato diversificato della SERP. Così a mio avviso i netizen sarebbero più liberi di scegliere come navigare, e chi e cosa premiare con i loro click.
Come potrebbe essere un google più libero e trasparente.
Inoltre sto sentendo cose a mio avviso molto preoccupanti in termini di qualità. Sembrerebbe che la quantità di contenuto possa essere premiata da google e penalizzati contenuti scarsi ma ottimizzati a livello SEO.
La questione è che in termini classici "Quantità" NON E' sinonimo di "Qualità di contenuto". Come ci suggerirebbe Guglielmo da Occam, «tutto ciò che può essere fatto con poco, invano viene fatto con molto». Pertanto penalizzare i contenuti sintetici ma ben ottimizzati per essere ritrovabili, mi suona come un altro segnale di delirio di onnipotenza degli arbitri di googlenet.
Concludo con una bella citazione un po' romana, "google è inutile che incasinate le cose perché tanto v'aripijo lo stesso..".
Luca Pilolli.
Pubblicato il: 20/03/2012
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